Riflessioni personali su cose che già sapevo.

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La settimana scorsa, per motivi abbastanza tristi legati a Beverly Hills, ho pubblicato delle Instagram Stories in cui in modo cinico riassumevo i nodi salienti delle trame di alcune serie tv – quelli che in realtà venivano chiamati telefilm. Come mi capita di fare, cerco una relazione con le persone dall’altra parte del mio schermo e quindi inserisco un box per le domande in cui i miei amici potevano chiedermi di ‘riassumere’ una serie tv.

Iniziano ad arrivare un mucchio di richieste – almeno un mucchio per me dato che non mi capita spesso di avere dei feedback numerosi. La cosa mi diverte molto e la sua realizzazione mi impiega pochissimo tempo, perché i miei non sono veri riassunti ma sono delle riduzioni ai minimi termini, che in alcuni casi forniscono letture alternative del prodotto.

Nella casella dei messaggi privati inizio a vedere che alcuni dei gentilissimi utenti che mi seguono condividono degli screenshot nelle loro storie e mi menzionano, segnalandomi alle loro cerchie di contatti Instagram. Penso che sia una cosa molto carina, perché quando condividi una cosa – e perdi anche un po’ di tempo a farlo – significa che ci tieni, che pensi di avere un contenuto valido per le mani. Per me era un giochino, quindi stupita e felice ringrazio.

Iniziano ad arrivare persone nuove a seguirmi. Iniziano a menzionarmi alcuni dei miei amici che hanno un ampio e meritato seguito. Le persone nuove diventano molte – sempre per me. Queste persone si trasformano in richieste, poi in riduzioni, e in fine in messaggi privati.

Mi si palesa davanti quel potere dei media di cui tanto parliamo, che non è solo ‘condizionare/influenzare’ come vorrebbero in molti farci credere. Ma è anche quello detenuto da alcuni prodotti dell’industria culturale: legarsi alle biografie. E ancora, non si tratta esclusivamente del racconto generazionale che ovviamente è centrale in questo tipo di fenomeno, ma anche del racconto delle singole vite.

Mi scrivono e mi raccontano dei pomeriggi a casa delle nonna dopo pranzo, dei pomeriggi con la migliore amica, degli oggetti comprati perché visti nel telefilm, di sensazioni e ricordi vividi relativi ad esperienze fatte nel periodo della visione. Mi ringraziano per i ricordi, per la sorpresa, per il divertimento.

E io sono dall’altra parte, con il mio smartphone in mano, che nei ritagli di tempo cerco di rispondere a tutti e sorrido pensando a quanto si riduca la distanza. Di che potenza si sprigioni quando il ricordo viene riattivato, un ricordo fatto di prodotti di consumo ma anche di momenti irripetibili: storie che si mischiano alla nostra e scandiscono periodi.

Tutte queste cose le so, le ho studiate, eppure quando mi sono capitate in questa forma, da persone che si avvicinano con spontaneità e sentono di avere un terreno in comune è stato uno di quegli episodi che rendono sensata la mia vita tra gli schermi. Che mi fanno vedere queste lucide superfici come ponti di luminose possibilità.

Magari ho visto troppe serie tv romantiche, o magari ho visto proprio troppa tv. Eppure quest’aurea di magia non riesco a scrollarmela di dosso.

Poi ci sarebbe tutto un discorso da fare sulle storie di Instagram, sulle connessioni e i contenuti effimeri. Ma adesso non posso, ho delle ‘ridutsioni’ da fare.

🙂

2 risposte a "Riflessioni personali su cose che già sapevo."

    1. Sì, davvero, sono molto felice. Prima di tutto perché riesco a far sorridere le persone che mi leggono e mi ringraziano di questo, inoltre mi trovo a confrontarmi con persone intelligenti, educate e che sono piene di spunti, quindi si crea uno scambio molto positivo che mi fa tirare un sospiro di sollievo rispetto a molte cose che mi capita di leggere/vedere/sentire.
      🙂

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