La settimana scorsa, per motivi abbastanza tristi legati a Beverly Hills, ho pubblicato delle Instagram Stories in cui in modo cinico riassumevo i nodi salienti delle trame di alcune serie tv - quelli che in realtà venivano chiamati telefilm. Come mi capita di fare, cerco una relazione con le persone dall'altra parte del mio schermo... Continue Reading →
Segnali disturba(n)ti: facce piallate, filtri alternativi e il mercato.
Instagram ha reso le immagini modificate una pratica molto diffusa, tanto da dover inventare l'hashtag #nofilter quando si vuole comunicare una certa genuinità del contenuto postato. Ma le storie fanno un passo in più: modificano i connotati, il volto non basta più e un po' per gioco e un po' per piallarsi la faccia, spuntano... Continue Reading →
Essere nel giusto ed essere giusti: comunicare (online) è difficile.
Stare on line è complesso. È un mondo che sa essere denso e inaspettatamente rarefarsi, facendoci percepire gli altri oltre lo schermo come incredibilmente vicini o gente sconosciuta con cui si è in contatto attraverso una tecnologia. Il fatto che ciascuno di questi contatti abbia un nome e una storia alle volte ci sembra centrale... Continue Reading →
Anonimi reporter diffusi: gli utenti di Snapchat e il terremoto in Messico.
Recentemente in Messico si è verificata un'altra scossa di terremoto e, come in altri momenti di crisi, c'è stata la necessità di informare e informarsi circa la situazione. Tra tutte le fonti di informazione che compongono l'ecosistema mediale in cui ci muoviamo, ve n'è una in particolare che ha mostrato le sue potenzialità durante un precedente... Continue Reading →
La verità, vi prego, sulla comunicazione: a proposito di WebOnesto.
Abbiamo un problema enorme su internet in Italia ed è la comunicazione. Ovviamente non è legato alla Rete in quanto tale, è un problema culturale di più ampio respiro che osserviamo in un certo tipo di comunicazione politica, in un certo tipo di televisione ma che si rende molto visibile nelle modalità in cui gli... Continue Reading →